In questi giorni d'estate, tra una gita al mare e il gossip sotto l'ombrellone, vorrei per un attimo far soffermare la vostra attenzione su qualcosa di diverso. Vi propongo la lettura di un sonetto di un poeta che, nonostante la sua brevissima vita (è morto all'età di 26 anni), ci ha lasciato versi di memorabile bellezza. Si tratta di John Keats, uno dei più grandi poeti romantici inglesi. Keats scrisse il sonetto nel 1818, anno in cui la sua produzione poetica raggiunse la sua maturazione, ma fu pubblicato postumo nel 1848.
Nella prima parte è evidente il timore che una morte precoce possa metter fine al suo desiderio di realizzazione come poeta e possa fargli perdere la persona amata. Questi pensieri però lo portano a riflettere sulla solitudine dell'uomo e sul suo essere davvero insignificante di fronte alla grandezza del mondo: egli supera dunque la paura che il suo desiderio di fama e amore possano non realizzarsi attraverso l'accettazione del loro "affondare nel nulla", regalandoci negli ultimi due versi una potente immagine finale che chiude il sonetto con una sorta di dissolvenza cinematografica.
WHEN I HAVE FEARS THAT I MAY CEASE TO BE
When I have fears that I may cease to be
Before my pen has gleaned my teeming brain,
Before high-piled books, in charactery,
Hold like rich garners the full ripened grain;
When I behold, upon the night's starred face,
Huge cloudy symbols of a high romance,
And think that I may never live to trace
Their shadows with the magic hand of chance;
And when I feel, fair creature of an hour,
That I shall never look upon thee more,
Never have relish in the fairy power
Of unreflecting love! - then on the shore
Of the wide world I stand alone and think
Till love and fame to nothingness do sink.
QUANDO HO PAURA DI POTER FINIRE
Quando ho paura di poter finire
prima che la penna abbia rastrellato il mio cervello
prima che libri scritti in grande copia
stipati sian granai di ciò che è ben maturo,
quando osservo sul volto stellato della notte
le nubi enormi segni d'una gran finzione
e penso che potrebbe toccarmi di finire senza
tracciarne l'ombre con la magica mano della sorte,
quando sento - bella creatura d'un momento -
che non ti guarderò mai più
né mai godrò della forza incantata
dell'istintivo amore - allora solo
mi fermo sulla riva di questo grande mondo
finché amore e fama affondino nel nulla. (trad. di F. Binni)

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